La Suprema Corte di Cassazione, con l’Ordinanza n. 27648/2023, confermando la sentenza della Corte d’Appello territorialmente competente, condannava il Comune di Scafati (SA) al pagamento integrale dei danni patiti dal pedone inciampato in ora serale su un tombino non posizionato a regola d’arte, con i bordi non coincidenti con il manto stradale, mancante di una parte di asfalto e nel cui avvallamento si erano accumulati foglie e detriti vari che creavano un’inevitabile situazione di pericolo non visibile e non segnalata.
Già in primo grado il Comune di Scafati, convenuto in giudizio dalla malcapitata cittadina danneggiata, dopo l’audizione delle prove testimoniali ed espletata idonea CTU medico-legale, veniva condannata, ma solo in concorso di colpa secondo una responsabilità nell’ordine del 70%.
L’ente territoriale appellava la sentenza ma la Corte di Appello di Salerno ascriveva al Comune l’esclusiva responsabilità del sinistro, senza ravvisare alcun concorso di colpa in capo alla sventurata cittadina , e lo condannava, pertanto, a pagare la maggiore somma.
Il Comune di Scafati ricorreva, pertanto, in Cassazione.
Gli Ermellini con l’ordinanza n. 27648/2023 confermavano la sentenza di condanna del Comune, evidenziando come la ricostruzione dei fatti operata dal Tribunale era stata ineccepibile, che i testimoni erano risultati coerenti e credibili mentre il Comune non era riuscito a fornire alcuna prova liberatoria dell’esistenza del caso fortuito ex art.2051 c.c.
Pertanto, essendo avvenuto l’incidente in ora serale e in una zona buia senza che nessun elemento potesse dimostrare l’esistenza di un concorso di colpa in capo alla cittadina danneggiata, i supremi Giudici di piazza Cavour, rigettavano il ricorso presentato dal Comune e confermavano la sentenza di condanna.